Critica di Paolo Levi

E’ possibile essere artista di un artista?

Mi scuseranno i lettori per questo gioco di parole, ma ritengo sia lecito affermare che il rapporto - confronto  STICCO / CALLAS rappresenti caso unico nella storia dell’arte contemporanea. Anna Sticco ripercorre l’esistenza del più grande soprano di tutti i tempi attraverso un impegno pittorico che ha dello sbalorditivo. Non siamo dinnanzi a una banale attività ritrattistica, piuttosto a un’attenta analisi della vita della grande cantante.

Con fare fermo e deciso l’artista modella la fisionomia di uno stato d’animo, disegna con attenzione tratti somatici netti e quasi spigolosi, che si confrontano con la morbidezza dei capelli, con la malinconia degli occhi capaci di raccontare un abbandono totale o una pensierosa solitudine. Le composizioni di Anna Sticco possono esse viste come un  repertorio di situazioni esistenziali, un universo di emozioni sottili, dove vengono illustrati situazioni ed eventi con personaggi a volte sereni e gioiosi, a volte tristi e concentrati su se stessi, ma sempre espressi tramite un disegno accurato e raffinate scelte cromatiche, impostate su delicati giochi tonali.

Sono narrazioni visive concepite per esplorare l’interiorità del personaggio rappresentato, raffigurate per sottolinearne la dimensione emblematica che travalica la contingenza della quotidianità.

In opere come “Callas e Onassis, l’innamoramento”, “L’incoronazione” e “La Scala”, assistiamo ad una narrazione visiva complessa e ben articolata.

L’aurea romantica che pervade queste opere esprime un messaggio di amore profondo per la vita in tutte le sue sfaccettature, attuando una figurazione, dove la bellezza sconfigge l’ombrosità della malinconia, che pure emerge nell’intensità espressiva dei volti, rimandando a inquiete riflessioni sulla complessità dell’esistenza.

 

Prof. Paolo Levi, 2018