Gilberto Madioni

Realismo Esistenziale

Dovendo inserire Anna Sticco in una corrente pittorica, troverebbe precisa collocazione in quel realismo esistenziale, di cui il massimo esponente contemporaneo è Alberto Sughi. Conosciamo bene l'iter artistico del maestro cesenate: partito dalle esperienze vicine a Bacon ed alla scuola londinese, dopo una rivisitazione del realismo classicheggiante, Sughi rappresenta oggi, in piena maturità pittorica, uno dei massimi esponenti della figurazione espressiva italiana.

Anna Sticco, artista intelligente e attenta, dopo alcune esperienze giovanili, a volte indecise e confuse, proietta oggi la sua personalità, i suoi sentimenti, i suoi stati d'animo, cercando di tradurre in pittura ciò che il cinema e la letteratura ci hanno trasmesso con il Neorealismo. E, superando il realismo socialista o sociale, entra con forza in quel realismo esistenziale nel quale si sente inserita e coinvolta personalmente, in un alternarsi di contraddizioni e di stati d'animo, che fanno di lei, donna e pittrice, protagonista di primo piano di quel mondo che ella descrive con il colore ed il segno.

Indubbiamente ciò che oggi di positivo possiamo annotare nel mondo della Sticco, è la grande forza espressiva; la sua figurazione non si limita a riprodurre il reale ma tende ad interpretare la realtà, come se lo spettatore la vedesse allo stesso istante, sia all'esterno che nell'interno.

Le sue figure insomma appaiono in tutta la loro intimità. Con una grafica a volte anche troppo incisiva e con colori decisi, a volte senza mezzi toni, la Sticco ci svela chi sono i suoi personaggi, da dove vengono, dove vanno, cosa pensano. La donna è senza dubbio all'epicentro del suo pensiero; gli uomini, le cose, rappresentano il corollario che le ruota attorno. I suoi personaggi hanno una pastosità viva e luminosa, mentre gli interni, e le sue figure umane, ed in particolare le figure femminili, affiorano con contenuta violenza, ed hanno appiglio e impianto, da richiamare alla memoria, appunto, il miglior Sughi.

Gli uomini che attorniano le donne della Sticco, sempre belle e desiderabili, appaiono come figure strane, come cospiratori, eminenze grigie, gente esotica, che non si sa come la pensi. Questi strani attori rievocano gli artisti di tutti i tempi: qualche volta stanno accanto a donne nude o discinte, in posa quasi classica, senza avere con loro alcun nesso logico, utile ad una purchessia narrazione. Però trovano armonia e giustificazione nel tono generale delle tinte basse, come di oscura sofferenza.

Nei quadri della Sticco si ritrova l'atmosfera non solo di Munch, ma anche di Bacon e di Auerbach, e anche di Freud, anche se narrata in maniera più calligrafica, cioè la solitudine della gente al bar, nei giardini, alla stazione, per le strade, nei piano bar, nei night, negli uffici, nelle camere di albergo.

Ma la donna è la grande protagonista nel racconto della Sticco, una donna apparentemente sicura di se, ma da scoprire dentro, nella sua vera essenza e realtà, quasi da lettino dello psicanalista. Ecco perché il mondo della Sticco rappresenta un vasto campo interpretativo per i seguaci di Freud e Jung.

Abbiamo parlato di grafica "forte" della Sticco, che attualmente tende ad ammorbidire il segno che troppo spesso viene a caricare di bistro gli occhi, ma anche i contorni del corpo dei suoi personaggi, siano essi maschili o femminili, venendo così a spersonalizzare quelle splendide donne, avvicinandole quasi a dei manichini che molto spesso la pittrice rappresenta nella loro realtà. Ma questo segno, tanto incisivo, della Sticco, è espressione di una soffocata rabbia interiore della pittrice, che ella scarica con una linea intensa e con troppo colore, oppure rappresenta un passaggio temporaneo per condurla ad una maturità coloristica e grafica, della quale l'artista è ad una ricerca definitiva? Crediamo che, analizzando i suoi ultimi lavori, possano essere considerati raggiunti seriamente entrambi i casi. Indubbiamente la Sticco possiede un mondo suo, e questa è una nota oltremodo positiva, ma non riusciamo a comprendere quanto ella sappia dominare se stessa ed i suoi sentimenti, le sue sensazioni, e quanto la razionalità e l'intelletto influiscano sul suo racconto esistenziale.

Il volto della "donna alla stazione", dove l'uomo anonimo sta per partire, non esprime stati d'animo precisi, quasi che la donna rappresenti, ella stessa, una donna oggetto? Ma non è forse così, pure, la splendida "ragazza all'interno di un bar notturno", animato da uomini al bancone? Un oggetto, un bell'oggetto, spendido ma senz'anima! E non è così il volto della "ragazza in giallo, all'uscita di una festa di carnevale", bella e desiderabile ma fredda e priva di sentimenti? Come pure, il corpo sinuoso sdraiato nella sabbia, non è un corpo di rame, attorno al quale siedono piccoli manichini, che cercano di legarlo a terra, con fili metallici, quando ormai il corpo è già prigioniero da solo?

Più naturali le donne a passeggio. Ma è assente la figura dell'uomo. E non è forse un corpo oggetto senz'anima, quello che la Sticco dipinge, di una donna discinta, divisa fra un manichino e una figura umana, senza volto?

Quella che appare evidente nel mondo della pittrice è la tristezza, la noia, il vuoto, l'indifferenza, nei confronti di un mondo esistenziale, dove la realtà appare cruda, promiscua e, a volte, sconvolgente.

Il grande assente nel mondo della Sticco è l'uomo, con sentimenti veri, reali. Con il quale le sue splendide donne possano rapportarsi in un dialogo, dove attualmente gli stati d'animo appaiono repressi e compressi, e dove si avverte evidente il desiderio della liberazione, che venga a dare alla donna della Sticco quella vitalità, quel palpito interiore, che quasi sempre manca, forse volutamente, nelle sue splendide creature femminili. Ed i manichini, che molte volte accompagnano gli incontri a tre, nel mondo della Sticco, uomo - donna - manichino, non rappresentano forse quello che la donna- oggetto desidererebbe realmente, e che la figura dell'uomo, senza volto e senza nome, sempre impenetrabile e illeggibile, non riesce a darle?

Veramente complesso è leggere dentro l'animo di questa artista, della quale approviamo certi fondi rossi stemperati in ottime vibrazioni cromatiche, che danno ancor più forza e tensione alla sua pittura, senza dubbio coraggiosa, anche troppo decisa, ma dove passaggi più dolci di segno e colore contribuirebbero a trasmettere stati d'animo e sensazioni forse più sincere e meno amare, anche se l'esistenziale della società odierna, che la Sticco riesce a narrare, a volte assume aspetti anche troppo grevi e allucinanti.

Su tutto il mondo della Sticco aleggia uno struggente sentimento di solitudine. Un'umanità che vive, che gode e che soffre. Un palcoscenico, un documento, del mondo di quest'ultimo mezzo secolo, di cui anche Anna Sticco è brava interprete e protagonista, forse in prima persona.